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Archive for the ‘ARTISTA: Silversun Pickups’ Category

ETICHETTA: Dangerbid
GENERE: Alternative rock, shoegaze

TRACKLIST:
1. Skin Graph
2. Make Believe
3.  Bloody Mary (Nerve Endings)
4. Busy Bees
5. Here We Are (Chancer)
6. Mean Spirits
7. Simmer
8. The Pit
9. Dots And Dashes (Enough Already)
10. Gun-Shy Sunshine
11. Out of Breath

La creatura Silversun Pickups è in continua evoluzione. Trasformista e camaleontico, il quartetto losangelino ormai alla ribalta dal duemilasei raggiunge un punto di svolta con un disco (il terzo, più cinque EP di cui un paio di live e uno di remix) che rappresenta il loro asso nella manica. Iniziati ad interessare per derivazioni pressoché noise e grunge, a cavallo tra Sonic Youth e Smashing Pumpkins, sono discesi verso stanze dalle metrature più ampie e scure, intrise di dark wave e costruite su fondamenta anni ottanta. Senza lasciar perdere la vena malinconica che qui emerge in una sorta di dream-pop dalle forti tentazioni shoegaze e da qualche elegante frangia melodica à la Einsturzende Neubaten. Di tutto e di più, ma in una confezione nitidamente forbita, a rappresentare la poliedricità di un fenomeno del marketing sommerso, con una pubblicità fatta sull’equivoco e sul dire tutto e niente.
Neck Of The Woods sguazza nelle tonalità disciolte di undici acquerelli dalle tinte forti, vibrazioni rock più effimere (“Skin Graph”, “Make Believe”), frequentazioni cantautorali dall’aria new wave (“Out of Breath”, “Bloody Mary”) e gli svolazzamenti vocali leggiadri e volatili di “Here We Are (Chancer)”, unico pezzo a ricordare molti dei brani più ghiotti del pre-capolavoro che era Swoon. In “Busy Bees” spuntano anche venature depressive di un Curtis rinato nel duemila, ma sopravvive in tutto il disco (“Dots and Dashes”, “Simmer”, “The Pit”) l’idea di un sound chitarristico molto intenso ma disteso, senza particolari tensioni e nervosismi, lasciando spazio a radi momenti d’impeto studiato e contenuto per lasciarlo esplodere nei momenti più adeguati.

I quattro troveranno certo modo di affermare nuovamente la loro superba capacità di scrivere, di rinnovarsi, di presentarsi affinando sempre più i loro linguaggi già approfonditissimi. E’ un disco, questo, che non tutti potranno digerire al primo colpo ma che si fa senz’altro apprezzare in virtù anche di una connessione logica compatta e omnicomprensibile tra orecchiabilità e ricercatezza, tra genuinità e un songwriting mai contraffatto da esagerazioni fuorvianti. Tutto ciò che serve per essere un bel disco del duemiladodici si trova in questo splendido Neck Of The Woods.

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