1. Salve Dubby Dub, grazie per aver accettato la nostra intervista. Domanda banale per incominciare: come si sono formati i Dubby Dub e perché la scelta di questo nome?
Ciao sono Andrea chitarrista e cantante dei Dubby Dub, volevo ringraziarvi per lo spazio concesso e raccontarvi un po’ la nostra storia.
Il progetto Dubby Dub nasce nel 2001 nella provincia di Ferrara dalla mia mente e di mio fratello Mauro, allora basso e voce degli H-strychnine, band della scena hard-core italiana con all’attivo due dischi usciti per AmmoniaRecords-V2/SonyMusic, ed Enrico Negri, noto musicista della zona, nonché cantante dei Noise e batterista dei Charlest One.
Decidiamo così di registrare un disco di undici brani al Fear Studio di Ravenna.
Nel 2005 Enrico e Mauro fondano una nuova band, Sportclub (album “Catchy” uscito per La Baraonda/Self), che li terrà molto impegnati, mentre io continuo la mia esperienza negli H-strychnine.
I Dubby Dub sono così messi nel cassetto per qualche anno finché Flavio Romei, nel tardo 2009, ci convince a ricominciare. Nel 2010 ritorniamo in piena attività live, con l’aggiunta della nuova chitarra e pubblichiamo così con ALKA record label il nostro album “Rock’n’roll head”.
Il nostro nome Dubby Dub è un po’ insolito ma la storia è molto semplice.
Eravamo all’inizio della nostra carriera musicale (inizio 2001), a quei tempi registravamo le prove su cassette e feci ascoltare una canzone (credo che fosse una prima versione di ‘I’M OK’ forse l’unico pezzo da noi scritto un po’ lento) a un mio conoscente dal nome Yak (un personaggio un po’ insolito e della vecchia guardia) e gli chiesi se gli piaceva il pezzo da noi registrato.
Lui disse che era molto bello e che un gruppo così doveva avere un nome molto importante.
Io gli chiesi:
-Che nome daresti al mio nuovo gruppo?
Lui rispose:
-Dubby Dub.
Quello fu il momento della nascita dei Dubby Dub, per quel che ne so di Yak non ebbi più notizie ma qualcuno lo vide su una Mercedes decapottabile scappare da un inseguimento della polizia.
2. Ogni band, si dice (a volte esagerando) abbia un messaggio o un motivo per suonare quello che suona. I Dubby Dub perché suonano e, secondo voi, “cosa suonano”?
I motivi per cui si suona possono essere veramente tanti ma il nostro motivo principale è perché ne sentiamo la necessità.
Sai la musica è un mix di arte e cultura, è un modo per sentirsi vicini alle persone e perché no, un modo di fare del bene. Ogni concerto lo portiamo dentro di noi e ogni situazione è unica.
Penso che quello che abbiamo voluto trasmettere nel disco e soprattutto quello che vogliamo trasmettere ai nostri concerti sia la naturalezza stessa della musica, la voglia di divertirsi e di sorridere alla vita.
Non saprei definire il nostro genere e generalizzare è una cosa che non ci è mai piaciuta, anche se a un gran numero di ‘recensionisti’ del settore piace farlo.
Ascoltiamo tanta musica e penso che sia il nostro punto di forza e d’ispirazione.
3. Ci sono state molte recensioni positive del vostro ultimo disco, Rock’n’Roll Head. Oltre a chiedervi cosa ne pensate del modo in cui la critica ha recepito la vostra musica, volete raccontarci com’è nato l’album e qual è stata la reazione del pubblico alle esibizioni live?
Sicuramente è stata una bellissima soddisfazione, siamo molto contenti che la ‘critica’ abbia recensito positivamente il nostro lavoro.
Spero che condividano altrettanto positivamente il videoclip del singolo “Do it or let me go”, da poche settimane uscito sul web. Noi ne siamo molto orgogliosi e colgo l’occasione per ringraziare il regista Alex Mantovani e tutti i suoi collaboratori della Pseudo Fabbrica.
Come ho detto in precedenza i Dubby Dub sono nati nel 2001 e nel 2005 abbiamo registrato il nostro disco, poi per motivi vari abbiamo avuto un periodo di standby. Nel 2010, grazie al nostro nuovo chitarrista si è avuta una rèunion e grazie alla collaborazione con Alka Records abbiamo potuto stampare il nostro disco. A luglio abbiamo finito di registrare il nostro secondo album ed entro la fine dell’anno è attesa l’uscita.
Per quanto riguarda la scena live, è stata una grandissima soddisfazione vedere sempre più persone avvicinarsi ai nostri concerti e partecipare in maniera davvero entusiasmante.
4. Anche la copertina è senz’altro singolare. Di chi è stata l’idea e che significato le attribuite?
L’artwork possiamo dire che è abbastanza provocatorio, vedere la sigaretta in bocca a un bambino potrebbe demonizzare maggiormente la dura lotta contro il fumo, ma non è così, la foto è del 1968 ed il bambino rappresentato in copertina è mio zio Marco, questa foto arriva direttamente dall’album di famiglia e rappresenta il giusto compromesso tra ribellione e gioia di vivere.
5. Cosa aspettarsi da un concerto dei Dubby Dub? (Se volete pubblicizzare le vostre prossime date, fate pure.
Sicuramente un nostro concerto è molto vario, partendo da una solida struttura ricca di energia e carica positiva trasmettiamo varie emozioni con l’utilizzo anche d’insoliti strumenti musicali come ukulele e glockenspiel.
Tutti gli aggiornamenti sulle nostre date le potrete trovare al sito: www.dubbydub.com , sulla pagina facebook al nome dubby dub o su www.myspace.com/dubbydubmusic.
6. Quali sono i vostri programmi per l’autunno e l’inverno, i mesi in cui i locali scoppiano di date e tutte le band sono all’affannosa ricerca di un qualche spazio dove mettersi in mostra?
A dire il vero a parte i concerti, abbiamo in programma due eventi live un po’ insoliti, il primo festeggiare i nostri dieci anni di attività, organizzando un concerto con vari musicisti che suonino i nostri brani insieme con noi e per l’occasione stampare un vinile quarantacinque giri con due pezzi inediti.
La seconda cosa in programma è una tournée negli U.S.A. in California.
Cinque date lungo la west-coast da definire a breve, sarà sicuramente un’esperienza indimenticabile.
7. Infine una domanda estranea alla vostra attività: che ne pensate della scena della vostra zona? Ci sono altre band interessanti magari nel vostro genere? Se poteste scegliere dove traslocare per avere più possibilità di emergere dove andreste? (Bologna e Milano non vale :D)
Pensiamo che la provincia di Ferrara sia una delle zone con la più alta percentuale di band eterogenee, ci troviamo in Emilia Romagna da sempre una delle maggiori sedi della cultura musicale italiana. Conosco tante band che se per loro disgrazia non fossero nate in Italia potrebbero essere conosciute in tutto il mondo.
Se dovessi trasferirmi per avere più visibilità, andrei sicuramente in un paese nordico tipo Svezia.Negli anni ho suonato con tanti gruppi di quel paese, in quei luoghi fare il musicista è visto come una professione vera e propria, a volte per fino stipendiati dallo stato per esportare la musica del proprio paese in giro per il mondo, cosa possibile in Italia?
Non credo….
Oppure mi trasferirei del tutto in California, spero che il nostro tour ci apra le strade verso il nuovo continente.
Vi ringrazio e dai Dubby Dub un super abbraccio.
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