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Posts Tagged ‘Rapture’

ETICHETTA: DFA
GENERE: Punk rock, new wave, alternative rock

TRACKLIST:
1. Sail Away
2. Miss You
3. Blue Bird
4. Come Back To Me
5. In The Grace Of Your Love
6. Never Die Again
7. Roller Coaster
8. Children
9. Can You Find A Way
10. How Deep Is Your Love?
11. It Takes Time To Be A Man

I Rapture sono una rappresentazione musicale sintomatica dei problemi della nostra contemporaneità discografica: il consumo di musica è troppo vorace, l’appagamento è istantaneo e presto spento, la produzione è veloce e sfuggevole, mentre la pubblicità rovina decine di artisti prima dell’uscita dei rispettivi dischi. Se i Rapture sono un prodotto di quella favolosa hype mediatica che li ha lanciati, preambolo di qualche buon tour e di singoli di successo che molti di voi ricorderanno (“House Of Jealous Lovers”, “Love Is All” e “Sister Saviour”), ne sono stati poco dopo una triste vittima: il baratro dell’oblìo li ha quasi colpiti tra chi non mastica dance-punk commerciale delle meno liquide, ma si sono egualmente risollevati salvandosi dal burrone della dimenticanza, indovinando qualche buon appiglio che li ha rimessi in carreggiata.
In The Grace Of Our Love è tutto questo, un manifesto della resurrezione di una band mai declinata dal punto di vista artistico (solo in quello della fama) e che nel frattempo ha esplorato in lungo e in largo il punk-funk e le connotazioni alternative più chitarristiche, sempre in salsa dance ballabile, generando comunque simpatici e temerari cloni; è il contraltare perfetto per una scena post-punk in avanzato stato di decomposizione che si è già coniugata con gli elementi classic rock che in questo nuovo lavoro i Rapture riportano alla luce, nelle sonorità quasi loureediane accentate da sommovimenti dei primi U2, dei primi Rem e forse anche di qualche pop anni ’80 figlioccio dei migliori Kraftwerk (anch’essi presenti in alcuni accenni kraut). Si ritorna anche alla dance europea più commerciale, al nuovo filone punk-funk à-la-Klaxons, a qualche sonorità più sperimentale che ricorda gli ultimi MGMT, gli Animal Collective e gli Half Japanese. Si chiuda il cerchio parlando del continuo palesarsi dei Cassius (anzi, solamente del loro Philippe Zdar) alla produzione, nel senso che ogni momento di chiara distinguibilità del loro electroclash salta subito alla mente l’esclamazione “ma sembrano proprio i Cassius!”.

Mitologia a parte, qualche volta dalle proprie ceneri si risorge per davvero. La parabola evolutiva segna questa volta un acme che difficilmente si potrà eguagliare. Ma lo dicevamo anche altre volte, e loro ci sono riusciti. Ottimo lavoro, lontano da scelte coraggiosissime ma comunque impavido nel procedere con coerenza verso una electro music addomesticata a dovere, per non uscire dai ranghi (e diventare troppo pop). For you.

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