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Archive for the ‘ETICHETTA: Above Ground Records’ Category

Recensione scritta per INDIE FOR BUNNIES
ETICHETTA: Above Ground Records
GENERE: Grunge rock, stoner, alternative

TRACKLIST:
1. All The President’s Girls
2. Dive
3. Fashion Girl
4. Trust No One
5. Shine On Me Tonight
6. Free Disinformation
7. Desert of December
8. The Others
9. Never Break
10. Effet Domino
11. Pornocracy
12. Armadillo

Non servirebbe a niente recensire questo disco se non facessimo un doveroso preambolo relativo all’immensa (per numero e valore) lista di ospiti che hanno preso parte ai lavori al fianco del duo ternano: Michele Pica, Martyn Lenoble, Nick Oliveri, Michelle Madden, Scott McCloud, Jesse “Mcan Dino”, Dicofone, Kevin Shea, Claudio Grigioni, Massimo Pupillo, Xabier Iriondo, Rhy O’Drinnan e Devon Oliver.
Procurare le parole giuste per definire il disco per me è stato difficile. Sintetizzerei la mia opinione dicendo che lo stoner intriso di grunge “sopravvissuto-a-Cobain”, che caratterizza ogni singolo secondo di questo disco, riceve i suoi momenti di contaminazione meno palese da quegli orizzonti quando gli ospiti importano l’anima e il significato che era alla base dello spirito delle loro ex band di punta (Queens Of The Stone Age, Zu, Afterhours – i primi, chiaramente -, Girls Against Boys, tra le altre). Questo non per dire che il disco sia banale ma che si presenta in un pacchetto in cui il “colore” viene dato soprattutto dagli aiuti esterni. Andiamo invece a quello che effettivamente Giovanni Natalini e Angelo Sidori sanno fare: la confezione, che si fregia di un’ottima produzione di stampo, e di provenienza, americani, porta alla luce quanto di meglio la scena post-grunge italiana può, oggi, offrirci. Penso che non sia un caso se leggere etichette come grunge per voi possa sembrare riduttivo, ma è chiaro che gli orizzonti sono quelli (più che altro il background). Sonorità più fredde, quelle che provengono dai Jane’s Addiction degli albori, dagli Stone Temple Pilots (ma perché non i Temple of the Dog?), dai Soundgarden, certi lavori di Mike Patton e poi i Porno for Pyros. Altre più calde a fare da comoda e inevitabile integrazione, che ci ricordano invece di Kyuss, Queens Of The Stone Age e Faith No More, con roboanti e opportunamente “rinsecchite” distorsioni che si appropriano dei migliori orpelli delle Desert Sessions. La personalizzazione di tutto questo forma un prodotto che si può definire solo con il suo vero nome: The Lonely Savalas; “Desert of December” (guarda caso, “desert”), “Dive”, “The Others” e la title-track ci traducono in fatti tutte le parole sinora spese, con le proprietà più facilmente riconoscibili di quei gruppi e di quelle band che citavamo. Dicevamo poco fa, con molta personalizzazione, cioè con quell’energia che è tipica degli alternative rock acts italiani e che anche gli umbri riescono ad incanalare nel loro percorso artistico.
Molta grinta, qualche sezione melodica che funziona però solo da apparato di contorno, un insieme di brani d’impatto che senz’altro può piacere a chi ama tipi di produzione più sporchi, ma con quel lavoro di livellatura e levigatura che molti mix d’oltreoceano (vedasi band italiane come i Linea 77) tendono ad imporre su chi apprezza, magari, sonorità più garage (che effettivamente sarebbero state più appropriate). In ogni caso, un disco ottimo, che segna una parabola evolutiva della band, in netto crescendo rispetto all’EP “Plastic Pills For Happy Passengers”, accattivante, fresco, adatto a declinazioni tra le più svariate, ma senz’altro consigliato per i live.

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