Le nostre piacevoli chiacchierate ci portano oggi nella nostra sala da té virtuale con i BAROQUE. Buona (pleasant)lettura.
Ciao Baroque. Il vostro disco, Rocq, è un buon miscuglio di diversi ingredienti. Genuino, luminoso, ben fatto: voi come lo descrivereste, con riferimento al numero di diversi generi e il modo in cui è stato composto?
Apprezziamo molto che tu abbia colto l’elemento “luminoso”. A prescindere dai generi influenti, che sono fondamentalmente gli stessi che hanno toccato il nostro primo disco, in questo secondo lavoro abbiamo cercato di lavorarli di modo che il risultato fosse un’energia di tipo “bianco”. Crediamo che sia qualcosa di cui il nostro paese e la sua scena creativa abbiano un vitale bisogno… e non solo da parte nostra. Per quanto riguarda il songwriting lavoriamo molto singolarmente, per poi adattare il pensiero originale alle peculiarità sonore e stilistiche di ognuno all’interno della band. Ci sono poi invece pezzi come “La Festa dell’Alloro” che sono nati in sala e la cui live-icità salta facilmente all’orecchio.
Avete creato una vostra etichetta, Hertz Brigade Records. Come mai? Avrà un futuro aperto anche ad altre realtà o riguarda solo voi?
Hertz Brigade non é nostra. E’ un’etichetta che é nata da meno di un anno per dare un inquadramento a gruppi come il nostro, i Nymphea Mate, Med In Itali e L’Inferno di Orfeo. Parliamo comunque di gruppi torinesi. E’ nata da buonissime premesse e soprattutto da uno spirito di condivisione totale del lavoro e delle aspettative. Con i dovuti distinguo, ci auguriamo possa acquisire il titolo di “Rough Trade” nostrana molto presto.
I titoli delle canzoni sono piuttosto particolari (“Cardiopasto”, “Karatechismo”, ecc.). Quanta attenzione fate a questo aspetto? Hanno un significato contestuale al pezzo, oppure insieme, all’interno del disco.
Ah….. i titoli dei pezzi. Questione sempre dolente!.. Spesso sarebbe meglio fossero gli ascoltatori a suggerirli! Scherzi a parte, ci badiamo relativamente poco: in genere non sono che aggiustamenti dei working title dei provini che facciamo. Il caso più eclatante é sicuramente “Soup de la Maison”: Mat l’ha intitolata così perché musicalmente era, parole sue, “una pietanza di carne, pesce, verdure e formaggi”. Insomma un pastone difficile da digerire!
Qual è il messaggio che la vostra musica vuole comunicare all’ascoltatore? Insomma, non tutti si aspettano dei contenuti, però di solito l’artista ha un piano quando compone una canzone.
Hai detto bene… la musica. Ci preoccupiamo poco di attribuire contenuti ideologici ai nostri pezzi. Quello in fondo é il lavoro della prosa e un po’ della poesia. Abbiamo tuttavia un nostro senso dello sdegno di fronte a certi aspetti della realtà e della mediaticità italiana… ma preferiamo di gran lunga esorcizzarle, combatterle sul loro stesso terreno, l’illusione: creando immaginari diversi da quelli aridi che “poppiamo” tutto il giorno alla tettarella di alcune trasmissioni tv. E’ puramente una questione di far prendere le persone bene, di galvanizzarle, qualsiasi cosa stiano facendo… fosse anche solo per tre minuti e mezzo.
L’attività live dei Baroque come si snoda? Un semplice concerto, o c’è di più? Qual è l’aspetto dei vostri live che arriva più direttamente al pubblico?
In occasione di questa seconda uscita abbiamo fatto un restyling completo, che tocca necessariamente anche l’aspetto live. In passato eravamo molto “scuri” ed infuocati, dei veri diavolacci. Ora… beh, direi siamo decisamente più spumeggianti. Abbiamo voglia di dare alla gente un’esperienza vivificante, farla uscire dal concerto con idee in testa e voglia di fare. Genere e livello diverso, per carità… ma non ci dispiacerebbe sviluppare l’energia di uno Springsteen. Ad ogni modo é qualcosa di cui riusciremo a parlarti meglio nei prossimi mesi, quando saremo in tour e volta per volta affineremo i tempi dello show. A prescindere da tutto, il centro focale dei nostri live rimane e rimarrà sempre l’audience.
In passato avete aperto a tanti grandi nomi della musica internazionale. Ricordateci chi sono, e come sono state queste esperienze.
Abbiamo suonato di spalla a Nick Cave, Primal Scream, Blonde Redhead e ai non minori Africa Unite, Ministri, Marta Sui Tubi. Non c’é esperienza live migliore di trovarsi a suonare di fronte un’ audience che non c’entra un cazzo con te: é in quelle situazioni che impari i veri trucchi del mestiere… e comunque noi abbiamo appena cominciato. Tra tutti… gli Africa Unite una spanna sopra gli altri: hanno un rispetto, una cordialità ed una passione dal vivo (anche se a noi il reggae non fa impazzire) che ti lascia un profondo senso di orgoglio.
Grazie per aver partecipato all’intervista, un saluto da The Webzine
Grazie a te caro.