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Archive for the ‘ETICHETTA: Lo Scafandro’ Category

ETICHETTA: Lo Scafandro, Wondermark
GENERE: Alternative rock

TRACKLIST:
1. Mamma E’ Un Brutto Mondo
2. Fuoco
3. Maledetti
4. Meglio Rinunciare
5. Black Jesus
6. Persi
7. Vite Splendide
8. Denti Storti
9. Il Cielo di Super Mario
10. Tempo

Tante le perle nascoste sui fondali dell’underground italiano, da scoprire dopo un’attenta ricerca che passa attraverso i linguaggi più inerenti questo progetto. Si perché per arrivare ai Rashomon bisogna passare tutte le fasi preliminari, digerendo in ordine Black Keys, Dead Weather, Band of Skulls, Nick Cave, The Boys Next Door e Einsturzende Neubaten. In Italia forse dovremo considerare anche CSI, Teatro degli Orrori e Scisma ma non si spiega niente allargandosi troppo. La mente è Kheyre Walamaghe, ex Modena City Ramblers, e per certi versi la voglia di divertirsi dei modenesi non manca neppure in Andrà Tutto Bene, disco senz’altro più scuro e anche lontano dal folk politicizzato della storica banda emiliana. Le finalità sono rivolte ad una perversione escatologica, nel ricercare il destino dell’uomo come conseguenza delle proprie scelte operate sul mondo e sulla società; questo ovviamente tramuta i brani in piccole bozze di quotidianità che vanno svelate e tradotte in termini comprensibili da tutti con un ascolto diligente e preciso. Walamaghe schizza sulla sua tela affreschi di percorsi umani frequenti senza lasciare al caso quelli più derelitti: lo fa dalla dolorosa e catastrofista ammissione di “Mamma E’ Un Brutto Mondo”, da bambino che lascia momentaneamente la sua ingenuità fanciullesca per dichiarare senza circospezione il fallimento di un vivere civile stantìo e deconcentrato rispetto i suoi obiettivi più logici e giusti, passando per la rabbia garage rock di Captain Beefheart e i primi segnali di pre-punk degli Who, grazie alla potenza e alla precisione delle sezioni ritmiche. “Black Jesus” e “Persi” si connettono perfettamente compensando in maniera divisionista il concetto di emotività e intelletto, di astrattezza e concretezza. “Denti Storti” è invece la canzone più terrena, per le tematiche, ma anche una delle più radiofoniche, con concessioni più mainstream che la band affronta a testa alta senza cedere alla banalità dell’orecchiabilità usata in funzione della vendita.

Il disco è compatto, artisticamente e letterariamente di pregevole fattura, rivolto ad un pubblico vasto ma comunque in grado “di intendere e di volere”. Tra aggressività e dolci inflessioni malinconiche, è il buonissimo lato B dell’Emilia Paranoica ferrettiana mai dimenticata, ma con una cattiveria viscerale che fluttua dalle parti del grunge dei primi Smashing Pumpkins. Onesto quanto spettacolare.

SITO UFFICIALE

TOUR
16.12.11 I VIZI DEL PELLICANO, Fosdondo di Correggio (RE)
17.12.11 MOLIN DE PORTEGNACH/SORGENTE 90, Trento
05.01.12 STONES CAFE, Vignola (MO)

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ETICHETTA: Lo Scafandro
GENERE: New Wave

TRACKLIST:
1. Sea Of My Madness
2. Better Day
3. Grossa Sorpresa
4. Hello I Love You
5. Extraordinary Average
6. Popo Coca
7. Ugly
8. Windows Song
9. Wrong Song
10. Atomika Kakato

RECENSIONE:
Un postulato degli anni zero è senz’altro il seguente: il revival, se fatto bene, è una formula sempre vincente, valevole anche per le inarrestabili fughe di copie che di solito seguono all’esplosione di mode di questo tipo. E un’altra cosa è certa in maniera altrettanto palese: una moda, in questo senso, che ha trovato il momento migliore per rimanifestarsi e ritornare in vita, è proprio la new wave, in tutte le forme che può prendere (che non sono poi molte).
Gli Atomika Kakato, proprio come le decine di band anglosassoni che hanno deciso di diventare portabandiera di questa ondata di imitatori, si innestano in questo settore, vivido e vivace, che in maniera molto colorita sta spopolando anche in Italia, da quando band più evolute come i Trabant, i Thoc! o i Wora Wora Washington l’hanno fuso con del sano indie inglese nuova maniera che, guarda caso, deriva sempre da lì, dalla new wave anni ottanta. E gli Atomika Kakato lo sanno bene, solo che a popolare il loro universo fatto di tonalità cupe e dark inserite in un contesto in cui in realtà troviamo anche le ballad spensierate tipiche dell’indie movement di recente data, è anche l’immensità della scena new wave italiana. Tre nomi su tutti: Diaframma, Frigidaire Tango e Litfiba del primo disco. Per comporre le prime due tracce di questo disco (e per capirle), “Sea Of My Madness” e “Better Day” all’anagrafe, occorre assolutamente ascoltarsi i capolavori delle band appena citate, anche se la formula proposta dalla formazione è di per sé contaminata più direttamente dalle band che ultimamente hanno pensato di riproporla (o dalle versioni recenti delle stesse band, come l’ultimo dei Frigidaire Tango). Stravincono la lotteria degli strumenti più suonati e più importanti a livello melodico chitarra e sintetizzatore, presenti copiosamente in tutte le canzoni e sempre d’assoluto impatto e imprescindibile profondità nel forgiare melodie ed arpeggi funzionali alla causa new wave, come dimostra il trittico “Extraordinary Average”, “Popo Coca” e “Ugly”, con la seconda prima in questa classifica (e anche il brano in cui è più evidente la natura new wave della band). Riferimento, inafferrabile in quanto a qualità per queste canzoni, è la sigla XTC, direttamente da Swindon.
Ciò che stupisce è che un genere ormai impossibile da rimanipolare in maniera originale sia comunque proposto in una veste personale dove la mediocrità degli arrangiamenti e della voce è in realtà immediatamente e violentemente subissata da un songwriting molto sensibile alle dinamiche e alla semplicità dei cambi di tempo, che si aiuta anche con le linee vocali tipiche del genere (molto uso della variazione tra voce di testa e falsetto, sillabazione ben scandita, voce spezzata). Per questo gli Atomika Kakato vincono il premio di band new wave revival più “funzionante” di gennaio, anche perché non saranno gli unici ad averci pensato. Scherzi a parte, un bel disco che piacerà a tutti gli esperti e gli aficionados (ah oh!) del genere.

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