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Archive for the ‘ARTISTA: Laser Geyser’ Category

ETICHETTA: Tannen Records
GENERE: Post-punk, alternative rock

TRACKLIST:
1. Innerself Surgery
2. Silver Strawberry For A Bullet
3. Super Void
4. Useless Crash
5. Throat Miners
6. Scorpio Rising
7. Forzier
8. Dust Tiger
9. Grass Snake Vertigo
10. Deathfuck
11. Ted Sad
12. Slap You
13. Carcharodan Carcharias

Ci sono pochissimi motivi per continuare a sostenere il proliferare inarrestabile di gruppi post-punk, che in centinaia di declinazioni diverse stanno spopolando sempre più. E’ difficile individuare band davvero originali in questo calderone ma negli album che si salvano merita una menzione speciale proprio Innerself Surgery dei Laser Geyser.
IS è un disco assolutamente vario, senza nessun ingrediente lasciato al caso; miscelando hardcore punk, alternative rock, stoner e post-punk di derivazione eighties, convergono verso quella scena che in Italia è rappresentata da band come Love in Elevator, Laida Bologna Crew (due di loro erano proprio in questa formazione), One Dimensional Man del primo periodo e molti altri. Le diverse incarnazioni che il trio riesce a portare in campo però rendono il prodotto più vario, a partire dalla travolgente energia della title-track, di “Silver Strawberry For A Bullet” e di “Slap You”, senza dimenticare le derive deliranti à-la Fugazi che sporcano un po’ tutto il disco di una venatura post-hardcore internazionale che trascina l’album inesorabilmente verso un apprezzamento più ampio.
Testualmente inquietano i testi molto apocalittici, quasi distopici (si legge in essi una sorta di visione utopica alla Edward Bellamy, ma rivoltata al contrario, oppure un Orwell più violento che ha imparato il pessimismo leopardiano comparandolo con Nietzsche), a disegnare un quadretto molto oscuro ma sobrio che ben si sposa con le atmosfere crude ma contemporaneamente semplici e mai troppo virtuose delle tredici canzoni.

E’ evidente, brano per brano, come una band perfettamente conscia di cosa significa muoversi in un genere così ampio ma ormai già percorso in lungo e in largo da migliaia di gruppi in tutto il mondo; il tentativo di non risultare banali riesce quasi sempre, tranne in alcuni momenti (“Useless Crash” e “Forzier” su tutti) che ricordano un po’ troppo alcune delle band sopracitate. Tutto sommato la versione italiana di una fusione perfezionista di Drive Like Jehu, Black Flag, June of 44 e Mission of Burma. E cosa volete di più?

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