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Archive for the ‘ARTISTA: The Vickers’ Category

ETICHETTA: Foolica Records
GENERE: Indie rock

RECENSIONE:
Loro si presentano così: Fine for now. E noi gli rispondiamo, si vede. Sarà che la copertina ti fa vedere due personaggi particolarmente soddisfatti, sarà che la musica è comunque serena (più che altro rasserenante), ma i The Vickers, sfondando la porta aperta del brit-pop con un possente ariete che gli da in mano le chiavi del successo. Almeno sulla carta.
Il disco si compone più o meno di undici perle di alternative rock dalle influenze chiaramente inglesi, anche senza ascoltarle interamente: piano, questo non significa che chi scrive non ha ascoltato il disco e neppure che voi siete esentati dal seguirlo secondo per secondo, perché comunque il contenuto c’è; strutture semplici (e per questo d’impatto) ma che, con un’impronta molto personale, riescono ad assumere una patina quasi “dorata” che gli garantisce una profondità di prospettiva notevole, nonostante alcuni guazzabugli nei suoni che si potevano sistemare meglio. Una produzione, ottima, comunque pulitissima e che garantisce ai brani potenzialità radiofoniche non da poco (vedasi “Baby G” e “A Big Decision”), grazie alle livellature di personaggi del calibro di Steven Orchard e Jon Astley, che importa quelle venature (ultra)brit che hanno reso celebri i Stereophonics anche nel sound dei Vickers. Le ballad più indie rock, più spedite e danzabili, corrispondono più o meno all’apogeo del disco, per intensità, presa, e dimostrazione di sicurezza e capacità compositiva (“Wait Me Out”, “They Need To Dance”, canzone che è una dichiarazione d’intenti notevole, perché la gente ha davvero bisogno di ballare e forse questa band ha capito che questo è il modo giusto di presentarsi).
Curati nel modo in cui si pongono a noi povere bestie della critica e nel modo in cui si pongono ai sbiaditi fan dell’indie, riescono a stringere un forte legame con una cultura brit che senz’altro è nel suo momento storico più alto, se parliamo di un fenomeno che molti si impegnano a resuscitare ad ogni pié sospinto.
Se parliamo di originalità, torniamo indietro di venti o trent’anni, quando ancora chi imitava i Beatles o i vari emuli, aveva un minimo di credibilità. O almeno facevano un lavoro “d’antologia”. Ma bando alle ciance, per i The Vickers la strada è rosea, però bisogna ascoltare bene questo disco per capirlo, non fatevi fregare dai momenti più melodici o dalle impressioni meno vivaci che potrebbero seguire ai primi approcci all’album, perché è tutto da scoprire.

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