ETICHETTA: Moscow Lab
GENERE: Pop, funky
Canzoni per la Colazione, forse, vuol dire che nell’intento della band udinese fondata nel 2008, questo disco dev’essere semplice e di facile digestione. Se è così, ci sono riusciti. Forse, con uno sforzo interpretativo maggiore, potrebbero anche aver voluto produrre qualcosa di energetico e in grado di dare la carica, e pure in questo caso le sfumature funky intervengono a supportare le tesi. I FilmDaFuga, effettivamente, hanno prodotto una bella opera di pop, ballerino, semplice, ponderato e conciso. Niente complicazioni smisurate né fronzoli, solo strutture quanto più spoglie possibile che investono i pezzi di una funzione d’intrattenimento molto ben individuabile fin dall’inizio del disco, con la bella “Le Parole della Gente”. Solitamente i brani sono dritti, melodici e semplici, ma non particolarmente radiofonici (“Niente da Capire”), altri più commerciali (“E Poi Parlerò di Te”) ed è, in verità, udibile un certo tentativo di spostarsi verso territori che potrebbero apprezzare le giovani fans di band come Lost e Finley, band fortunatamente cadute nell’oblio mediatico. I FilmDaFuga, a differenza di formazioni di quel tipo, hanno una cultura musicale e una maturità compositiva di tutt’altro calibro, e si sente nella scrittura di brani leggermente più complessi della media del disco, ovvero “Sono Qui” e “Se Ci Penserai”, che pescano da linguaggi latini un diverso approccio percussionistico ai brani.
Tendenzialmente, ciò che manca a questo disco è la profondità dei testi, che rimangono sempre molto inespressivi, soprattutto a livello rimico e semantico, mentre ritmicamente le cadenze della voce battono bene formando più di qualche melodia memorabile. Il songwriting è senz’altro di buon livello e anche quando si tenta di fare pop si rimane ad un’alta capacità di arrangiamento e di scrittura. Fondendo pregi e difetti di questo disco emerge comunque un prodotto più che buono, distante dalla mediocrità di molti prodotti pop dell’ultimo periodo, costituendo inevitabilmente e piacevolmente un gradevole palliativo all’assenza di felicità di molta musica italiana.