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Archive for the ‘ARTISTA: Fracture’ Category

RECENSIONE ad opera di CLAUDIO MILANO
ETICHETTA: Setola di Maiale
GENERE: Avantgarde

TRACKLIST:
1. Vendetta
2. Radiodramma
3. Toilet Jazz
4. Parassita
5. Half Past Nine
6. Complotto
7. Blackswanbat

Il trio Fracture è composto da tre figure cardine dell’improvvisazione radicale milanese: Luciano Margorani, Luca Pissavini, Andrea Quattrini.
Dopo appena una session comune, i tre si riuniscono in studio e registrano questo disco in sole tre ore.
I riff di Luca Pissavini, al basso, pur granitici non rinunciano ad una agilità esecutiva eclettica ed ispirata, attenta al colore del suono in tutte le sue derive. La batteria di Andrea Quattrini è di contro liquida, sfuggente, estremamente tecnica ma mai invadente, quasi aerea, anche quando articolata in contrappunti matematici.
A Luciano Margorani il compito di dirigere le trame del suono. La sua chitarra dalle chiare influenze frippiane e frithiane, si manifesta più per l’attenzione al suono che non al fraseggio, nervoso e spezzato, su intervalli vicini e dissonanti o organizzato in progressioni minimali e ossessive.
Il nome del progetto appare una citazione della traccia conclusiva di “Starless and the Bible Black” dei King Crimson, disco nato da improvvisazioni live e uno dei manifesti del jazz rock evoluto degli anni settanta.
Il disco si presenta netto e risoluto e pian piano incontra dinamiche sempre più rarefatte e riflessive, sensibili, per quanto non sempre in grado di catturare l’attenzione di chi ascolta.
Ad aprire, una splendida “Vendetta!”, per chi scrive l’apice del disco, brano che coniuga in maniera energica, brillante e vitale il percorso dei King Crimson di “Red” e il suo dramma, minimalista, evocativo e ossessivo ad un suono più noise. In questa traccia si coglie la capacità di “comunicare”, di imbastire un filo del discorso attraverso gli strumenti in campo, coerente, diretto, emozionale ed efficace, pur attraverso valanghe di contorsioni, dettate da una tensione emotiva tenuta a livelli altissimi.
I brani che seguono invece, più che trasmettere un senso di compiutezza, sembrano nascere dalla ricerca di un territorio comune al trio. Se “Radiodramma” mostra geometrie trasversali coniugate ad un suono noise, “Toilet jazz”, imbastardisce il linguaggio afroamericano con il rumore europeo, tocca un tasto ma non lo sviluppa fino in fondo. “Parassita”, nelle progressioni di Margorani trova un felice terreno per un post rock evoluto di tutto rispetto. “Half Past Nine”, è davvero rarefatta nei suoi colori psichedelici, così tanto da apparire sfuggente. Così i primi minuti di “Complotto”, che pian piano trova un’energia maggiore nel finale, ma non una risoluzione decisa.
“Blackswanbat” è assieme alla prima la migliore traccia incisa dal combo. Su un fondale monolitico di distorsioni care al doom, al metal nordico e al seminato di John Zorn, si innesta la batteria di Quattrini, davvero irrefrenabile nel creare metastasi di un suono devastante quanto fascinoso. Chiara dunque l’alternanza di intuizioni estemporanee completamente a fuoco ad altre in via di definizione, che si spera trovino sviluppo in incisioni future.
Un suono, quello dei Fracture, che risulta più convincente nelle soluzioni più agili, ossessive e scure, capaci di creare un autentico magma nero pece, di un’identità forte per quanto non facilmente collocabile, cosa che rende solo onore a queste tre carismatiche figure.
Un plauso anche alla bella grafica di Stefano Giusto di Setola di Maiale, che produce il dischetto, per  quanto come non di rado capita con la produzione di alcuni cd-r, non tutti i lettori sono in grado di leggerne i contenuti, costringendo chi ascolta a ripiegare in un ascolto low-fi su computer. Poco male, data la qualità dei contenuti, la poetica ma anche la poesia, che accompagna tanto il progetto che la scelta di produzione.

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