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Archive for the ‘ETICHETTA: Black Candy’ Category

ETICHETTA: Black Candy
GENERE: Post-punk

TRACKLIST:
1. La Caduta
2. La Notte dei Lunghi Coltelli
3. La Nave Marcia
4. J’Ai Toujours Eté Intact de Dieu
5. Morte a Credito
6. D’isco Deo
7. Levami le Mani dalla Faccia
8. Ivan Iljc
9. DDR
10. Veglia Comune

Se dici Karim degli Zen Circus, dici tutto e dici niente. Questo progetto, non l’unico lavoro solista ad uscire dai tre pisani in questo periodo, è tutto sommato interessante, al di là di quel velo di serietà che, sia dai titoli delle canzoni che da quello del disco e del gruppo stesso, procede per gradi sino a insinuare nella mentalità dell’ascoltatore l’idea che si stia avendo a che fare con qualcosa di serio, di storico, di filosofico, forse anche di psicologico, o semplicemente di documentaristico. Tentativi interpretativi a parte, l’intuizione principale che si può avere dopo i primi ascolti è quella che piuttosto di un quadretto pieno di informazioni si tratti invece di un vero e proprio sfogo, rancido vomito di violenza distruttiva, la voglia di annichilire tutto e tutti, distorcere, degradare, dilaniare. In ogni caso, al di là del nervosismo e della foga devastante, sono individuabili ampiamente anche alcuni riferimenti letterari (Tolstoj, Prevert, ecc.), riportando il discorso in pari per quel che riguarda i contenuti. Sul fronte musicale, invece, macina brani incredibilmente veementi, travolgenti, quasi facinorosi nell’incedere e nel modo di porsi. Hardcore, post-punk, punk, i Refused, sferzate quasi metal, i Gallows, questi sono gli ingredienti più comuni, ma non mancano anche colori post-industriali e cantautorali, sempre in un’atmosfera nichilista fatta di irrefrenabili impulsi di brutale corporeità. Non mancano gli ospiti (Nicola Manzan in La Notte dei Lunghi Coltelli, Aimone Romizi in Levami le Mani dalla Faccia e altri) e non mancano incursioni in territori linguistici diversi (D’isco Deo, in sardo, ad esempio). In tutto questo, i brani che definiscono in maniera più precisa lo stile del progetto sono i migliori (Morte a CreditoLa Nave Marcia e soprattutto l’assalto iniziale La Caduta, che si fregia pure del testo migliore).

Tutto sommato Karim Qqru è riuscito a ritagliarsi uno spazietto per esprimere quella sfrontatezza che ritmicamente pervade il suo contributo negli Zen Circus ormai da parecchi anni. Il disco non ha una direzione precisa e può non piacere per questo, ma è altresì vero che, una volta decontestualizzati i singoli brani, si può anche parlare di un lavoro interessante, diverso, probabilmente l’unica maniera in cui un personaggio di questo calibro poteva realizzare la sua idea di musica solista. A noi di The Webzine è piaciuto, su questo non c’è dubbio.

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