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Archive for the ‘ETICHETTA: Lunatik’ Category

ETICHETTA: Lunatik
GENERE: Alternative Rock, Pop rock

TRACKLIST:
1. Desmael
2. Comemaledire
3. Babel
4. L’apparenza
5. Se mi vuoi
6. Quello che manca
7. Un sogno
8. La guarigione
9. La verità della carne
10. Origami
11. Comemaledire (extended version)

E’ tutto un dire se diciamo che nel disco dei Blugrana troviamo un non so che di “teenager-oriented” che non ci stupisce neanche troppo? Più che la musica, è la foga comunicativa utilizzata per esprimere certi ideali e veicolare taluni concetti, che spaziano tra i malanni della nostra povera Italia e i sacrosanti valori dell’amicizia, senza trascurare accenni anticonformisti e piccoli “spauracchi” qualunquisti che comunque si trovano a loro agio nel mucchio. Al di là dei concetti espressi in maniera in realtà canonica, effettivamente superficiale ma coerente a tal punto da risultare comunque dentro la linea della decenza, c’è qualcosa che puzza di bruciato: tutti noi, più o meno, siamo cresciuti con i Pearl Jam, con il post-Nirvana che in Italia è significato anche Afterhours, Verdena, le botte grunge e stoner di vario tipo, e anche un pizzico di cantautorato iperdepresso à-la-Jeff buckley. Il problema è che, appunto, siamo cresciuti, e questi ingredienti, rimescolati in una salsa che vorrebbe essere innovativa pur senza ricordare che l’hanno proposta in ugual misura (e con identiche caratteristiche) decine e decine di band degli ultimi quindici anni, puzzano di bruciato. C’è un background che è quindi prettamente individuabile negli anni novanta dell’eredità della band di Cobain, e con tutto ciò che questo comporta: in egual modo, i Blugrana mettono in mezzo le discese pop degli ultimi anni dei Timoria, e il pop costruito a malo modo dei Modà e delle perle peggiori dei Negramaro, facendo assumere al loro self-titled un piglio leggermente diverso. Una specie di caratterizzazione positiva che nasce dall’assenza di personalità, o forse una personalità che è talmente conscia di essere tale da produrre un buon lavoro senza neanche sforzarsi più di tanto. E’ forse la presenza di quell’elemento già classico per l’Italia, frutto figliato da una generazione vissuta sotto le frasche decadenti dell’alternative rock di Agnelli, Godano, i fratelli Ferrari, Clementi e le derive di tutti i progetti di Canali e Ferretti, che smussando tutti gli angoli in senso contrario a quello che sarebbe il naturale percorso evolutivo-innovativo della band, genera qualcosa di ascoltabile, perché comunque il disco è rivestito, e progressivamente man mano che lo si ascolta questo aspetto si concretizza sempre più, da una sterile patina pop che gli regala il dono dell’orecchiabilità, grazie ad un paio di pezzi (“Desmael” e “Comemaledire” su tutti, nei fatti i due singoli estratti) che assumono caratura volutamente radiofonica senza sfuggire dagli ingredienti di cui tutto il disco è cosparso. Ingredienti che non vogliamo ripetere perché finiremo davvero per farvi credere che in questo album non ci sia niente di buono, ma in realtà non è così: limitiamoci a dire che l’epoca in cui si poteva vivere sugli allori imitando tutte le grandi band degli anni novanta è finita e ci si aspetta quel qualcosa di più che sicuramente la formazione, tenuto conto del livello tecnico, della personalità e della buona produzione sui piani rispettivamente dei testi e del songwriting, può offrire crescendo e maturando suonando insieme e trovando un filone da seguire tralasciando le macchie di passato che si portano addosso. Scarnificandosi proprio come succede ai due individui della copertina che, diciamo la verità, è una figata.

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