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Archive for the ‘ARTISTA: Flogging Molly’ Category

ETICHETTA: Borstal Beat Records
GENERE: Punk rock

TRACKLIST:
1. Don’t Shut ‘em Down
2. Oliver Boy (All of Our Boys)
3. A Prayer for Me In Silence
4. Saints & Sinners
5. Rise Up
6. The Heart of the Sea
7. The Cradle of Human Kind
8. Revolution
9. The Power’s Out
10. Present State of Grace
11. Speed of Darkness
12. So Sail On

Quanti dischi identici faranno ancora i Flogging Molly senza cambiare di una virgola prima di stancarsi e soprattutto prima di stancare?
E’ per questo che spenderemo solo poche parole per Speed of Darkness, un album fotocopia di molti altri dei losangelini, ma che ha l’unica differenza nel clima stantìo che si sente in sottofondo, quasi a percepire l’invecchiamento dei membri della formazione dietro ad un’iperproduzione soprattutto alla batteria. Piano però, perché ci sono dei meriti che bisogna necessariamente dare a questa, ormai, storica band folk punk: è evidente la maturità artistica raggiunta da tempo, in questo caso meno concentrata, sapientemente dosata su ogni brano e quindi senza accumularla su pochi singoli. “Don’t Shut em Down”, come primo estratto, riprende la tradizione folk che si appiccica ormai per luogo comune proprio ai Flogging: una punk ballad molto radio-friendly che non si discosta molto da Drunken Lullabies. La title-track è quella più “irlandese” (così come “So Sail On”, brano di chiusura), mentre si tende, in alcuni momenti, a derivare verso un punk più classico, se vogliamo quello storico, sporco di blues, di alternative e di venature più hardcore.
Nota di merito sicuramente riguarda i testi, politicizzati a dovere, rivolti alla casta di governo americana, e calati nel contesto in maniera sicuramente molto professionale, senza autodefinirsi “riot band” o sollevare putiferi mediatici. Anche in questo caso, artisti che si dimostrano adulti nel loro modo di porsi, e non solo di suonare.

Una band così non la si incontra ogni giorno sui palchi dei festival ed evidentemente hanno ancora molto da dire, visto che anche questo disco si conferma molto colorito e, se vogliamo, leggermente distaccato da quel sound irlandese fatto di motivi folk e mandolini che, in questo caso, vengono sommersi da un abuso di chitarra elettrica che giova al risultato finale.
Un disco per fans che può conquistare anche qualche semplice curioso di passaggio. Niente di nuovo, ma neanche da buttare, del resto chi gli chiede di più di un sano album punk per folleggiare sotto il palco?

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E così, tra critiche ed elogi, è arrivata l’edizione duemilaundici del celebre festival all’Idroscalo di Milano, spostato stavolta su una distesa di cemento che sarebbe la cosiddetta Arena Concerti della nuova fiera di Rho. Da settimane internet è in fermento per le pesanti restrizioni che si volevano imporre ai fans, costretti, si diceva, a non introdurre nessuna cibaria all’interno dell’area del festival, dovendo così sborsare decine di euro per passare la giornata che, come previsto, è stata lunga e afosa. Così non è stato.
Nefandezze italiote a parte, passiamo alla musica. L’ordine di esecuzione ha visto ovviamente iniziare la kermesse i vincitori del concorso indetto da Sony Italia, gli About Wayne, selezionati per una cover dei Foo Fighters appositamente registrata: il loro rock melodico scalda la folla, ancora ben lontana dal raggiungere i trentamila che si registrano invece in serata, ricordando, nel breve lasso di tempo occupato dalle loro tre canzoni, prima i 30 Seconds to Mars, poi gli Incubus. Un’esibizione sentita, gradevole e onesta, che senz’altro non ha deluso.
Lo stesso si può dire degli Outback, band accolta con una certa approvazione seppur ci sia ancora un clima d’indifferenza per il troppo caldo che spinge molti ad inventare stratagemmi d’ogni tipo pur di ripararsi dal sole: dietro gli stand, dietro i bagni chimici, seduti a ridosso dei banconi dei bar a farsi mandare via. Ma tanto vale provare. La sicurezza della band sul palco ha contribuito a concretizzare una performance matura e liscia, incisiva pur se nella sua brevità ha mancato nel suscitare il giusto interesse.
I Ministri, band amatissima dal sottoscritto fino all’uscita di Fuori, disco invece mediocre, si rendono autori di una performance ottima dal punto di vista scenico, appena discreta da quello tecnico, cosa che significa che stiamo davvero guardando i tre milanesi. La gente conosce le loro canzoni, apprezzando soprattutto gli ormai classici del rock italiano mainstream “Diritto al Tetto” e “Tempi Bui”, non disdegnando il salto nel passato di “I Nostri Uomini Ti Vedono”, ma rintuzzando un po’ le nuove, accolte in maniera un po’ meno calorosa ma sempre in un clima di generico apprezzamento. Buon momento di gloria italiana? Forse, ma con i pezzi nuovi manca qualcosa, e non lo si può negare.
Con i Flogging Molly i primi movimenti fisici aprono le strade a quello che sarà un vero e proprio tormento tra spintoni e anche un pizzico di maleducazione: durante il loro set di ottimo punk rock (o celtic punk, come lo chiamano) la gente ha iniziato a scaldarsi, non riuscendo comunque a rimanere tutto il tempo immobile sotto il palco a causa di un solleone che cuoce veramente l’asfalto e chi lo calpesta. Gran concerto, veloce e carico; sono le tipiche band che non sentono gli anni passare, e a noi non può che far piacere.
Ai Band of Horses è toccato il mio personale momento di doverosa disattenzione. Il riposo pre-pogo non mi ha permesso di seguirli con la giusta concentrazione, ma il loro indie melodico non stupisce né delude, e si colloca in quel faldone sterminato di band che rischiamo di perdere d’occhio quotidianamente per un sovrappiù che non terminerà mai di aggiungere pagine al suo catalogo.
Quando salgono sul palco i The Hives l’aria inizia a soffiare stemperando un po’ gli animi. La carica del loro indie rock scatena in pochi secondi un pogo esagerato ma ancora godibile, mentre, saltando a pié pari alcuni prevedibili singoli, si stillano brani nuovi e momenti più celebri come “Tick Tick Boom”, cantata a squarciagola da migliaia di persone. Una performance veramente energica, calda e ben suonata. Inconcepibile come sia stato possibile per loro suonare in smoking.
Sembra incredibile, ma c’era qualche centinaio di persone che aspettava il furoreggiante live dei Social Distortion, vere leggende punk che hanno ovviamente confermato la loro notoria vena da animali da palcoscenico. “Mommy’s Little Monster” la migliore in scaletta, ma il pubblico ha apprezzato di più molti altri momenti, stranamente anche tratti dagli ultimi lavori. C’è anche chi urla “il rock siete voi, altro che Foo Fighters”, ma forse hanno sbagliato posto perché la gente inizia a trepidare per l’attesa.
Cinquanta minuti per la vera leggenda sul palco, se proprio non vogliamo già considerare tale anche il buon Dave. Iggy Pop coi fidi The Stooges distilla quasi un’ora di gonfissimo rock, sporco e cattivo, che anche nei momenti più melodici gratta in maniera quasi innaturale considerata l’età del vecchio cantante, che conserva comunque un’energia sul palco e una voce che non molti coetanei si possono permettere. Muscoli flaccidi e inguardabili a parte, un grande uomo e un grande artista, che non ha rinnegato neppure le sue enormi capacità di intrattenitore. Spaccare l’asta del microfono, a un certo punto, sembrava quasi obbligatorio.

Arrivati al momento più atteso, l’impressione è che la scaletta sia stata costruita in maniera intelligente, generando una sorta di crescendo anche nell’interesse del pubblico che ha portato ad applaudire soprattutto le band del tardo pomeriggio. Sono le 22.30 in punto quando i Foo appaiono sul palco, e con l’estrema aggressività del nuovo disco inaugurano una setlist che non cesserà di movimentare corpi e corde vocali per due ore tirate, un po’ meno di quanto si sta attualmente facendo tra tour americano ed europeo. E’ evidente che la band è in forma, soprattutto Taylor Hawkins che dietro le pelli fa un lavoro semplicemente ineccepibile; altrettanto precisi e potenti sono stati gli altri, complice anche un impianto potentissimo che, al contrario di quanto successo due settimane fa con i System of A Down, ha colpito a morte tutti gli astanti con un muro di suono spaventoso, ma pulito e pienamente comprensibile. Dave Grohl è tutto ciò che video su YouTube e interviste a raffica su MTV confermano: una sorta di divinità della musica moderna, acclamato in ogni momento, tanto da notare il grande calore del pubblico italiano che viene giustamente ringraziato. Ma non c’è miglior ringraziamento della musica: solo cinque i brani del nuovo album, i migliori (a parte “Dear Rosemary”, gloriosa assente) del lotto, e quindi parliamo di “Bridge Burning”, “Arlandria”, “White Limo” e i due estratti “Walk” e “Rope”, quasi tutti nella prima metà della setlist; non mancava nessuna delle grandi hit, sempre richiestissime, come “Everlong” in chiusura, “All My Life”, “Best of You” e “Learn To Fly”. Canzoni meno prevedibili, ma perfette come timing all’interno della scaletta, sono state “Generator”, “Stacked Actors” e “Let It Die”, mentre le presenze fisse solitamente meno amate “Cold Day in The Sun” e “Skin and Bones” hanno invece riscosso lo stesso enorme successo di tutte le altre. Spazio anche a due cover, “Tie Your Mother Down” dei Queen e “Young Man Blues” di Mose Allison, eseguite perfettamente proprio come tutto il set, impreziosito da molti allunghi, simil-jam e depistaggi all’interno dei brani più conosciuti, com’è il caso anche di “My Hero” e “Breakout”. Qualcuno sbadiglia, ma i più accorti non possono che stupirsi di fronte all’affiatamento visualizzato sul palco. C’è anche una nota di colore: le voci riguardo la presenza di Novoselic, si erano già lasciate tramortire dai silenzi degli ultimi giorni, ma chi ancora se l’aspettava ha sollevato qualche grido, soprattutto quando Dave, quasi prendendo in giro, ha ricordato che vent’anni fa “suonava in una band che si chiamava….Scream”. Credevate stesse per dire Nirvana vero?

Che dire, le quasi dieci ore consecutive di musica hanno mandato a casa quasi tutti con il sorriso, mentre anche baracchini e bagarini levavano le tende coi loro rotoli di banconote. La polizia, stavolta, non ha fatto nessun blitz contro i falsari di maglie: che dire, non è questo l’importante. La calura, il sole e le critiche iniziali non sono riuscite a rovinare una giornata che si è dimostrata del tutto divertente, valendo ogni singolo centesimo dei cinquantasei euro del biglietto. Cifra onesta, stranamente.
Con qualche accorgimento in più l’arena all’interno di questo polo fieristico può diventare un punto di riferimento per i grandi eventi musicali, ma per evitare svenimenti dovuti all’afa ci si deve premunire perlomeno di personale per distribuire gratuitamente acqua ghiacchiata. Molti si sono anche lamentati della gestione dell’anello frontale, una sorta di area VIP che è stata a più riprese definita tale oppure “zona di decompressione”: avere il braccialetto per entrarci costava, a confermare un nuovo latrocinio che fa ad aggiungersi ai tanti inflitti ai poveri fans della musica in Italia.
La musica è stata la vera protagonista, allontanando ogni presentimento di delusione già dopo i Flogging Molly: lo si rifarebbe ogni giorno, alle stesse condizioni, con le stesse band. Veramente fantastico.

SETLIST: FOO FIGHTERS
1. Bridge Burning
2. Rope
3. The Pretender
4. My Hero
5. Learn to Fly
6. White Limo
7. Arlandria
8. Breakout
9. Cold Day in The Sun
10. I’ll Stick Around
11. Stacked Actors
12. Walk
13. Monkey Wrench
14. Let it Die
15. Generator
16. Times Like These
17. Young Man Blues (Mose Allison cover)
18. Best of You
19. Skin and Bones
20. All My Life
21. Tie Your Mother Down (Queen cover)
22. Everlong

SETLIST: IGGY POP & THE STOOGES
1. Raw Power
2. Search and Destroy
3. Gimme Danger
4. Shake Appeal
5. 1970
6. Open Up and Bleed
7. I Got A Right
8. I Wanna Be Your Dog
9. No Fun

SETLIST: SOCIAL DISTORTION
1. Bad Luck
2. Nickels and Dimes
3. Story of My Life
4. Mommy’s Little Monster
5. Machine Gun Blues
6. Ball and Chain
7. Gimme the Sweet and Lowdown
8. Don’t Drag Me Down
9. California (Hustle and Flow)
10. Can’t Take It With You
11. Ring of Fire (Johnny Cash cover)

SETLIST: THE HIVES
1. Come On
2. Main Offender
3. Go Right Ahead
4. Die Alright
5. Walk Idiot Walk
6. Hate To Say I Told You So
7. Bigger Hole to Fill
8. No Pun Intended
9. Take Back the Toys
10. Try It Again
11. Won’t Be Long
12. Tick Tick Boom

SETLIST: BAND OF HORSES
1. Laredo
2. Is There a Ghost
3. The Great Salt Lake
4. Islands on the Coast
5. NW Apt.
6. Wicked Gil
7. Ode to LRC
8. The Funeral

SETLIST: FLOGGING MOLLY
1. The Likes of You Again
2. Revolution
3. Drunken Lullabies
4. Requiem for a Dying Song
5. Saints and Sinners
6. Float
7. Devil’s Dance Floor
8. Don’t Shut ‘Em Down
9. What’s Left of the Flag
10. Seven Deadly Sins

SETLIST: MINISTRI
1. Il Sole (E’ Importante che Non Ci Sia)
2. I Nostri Uomini ti Vedono
3. Mangio La Terra
4. Noi Fuori
5. Tempi Bui
6. Diritto al Tetto
7. Abituarsi alla Fine

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