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Archive for the ‘ARTISTA: Morgan’ Category

Big Fish lavora un po’ con chiunque in Italia, spesso gente mediocre (Mondo Marcio, Vacca, Entics) o che è diventata mediocre (Fabri Fibra, Ensi, Emis Killa). Morgan è finito da tempo, ammettendo a X Factor che le critiche iper moraliste seguite alla sua dichiarazione di dipendenza da crack prima della partecipazione a Sanremo qualche anno fa “l’hanno spento”. Insieme, dunque, per motivi non ben spiegabili ma che riescono a tirare fuori del buono da entrambi.
Partiamo da un paio di presupposti.
La musica italiana di solito fa cagare (Emma Marrone e i Modà ne sono, per forza, l’esempio, ma anche le ultime perle di Jovanotti, i sopracitati rapper e molto altro). La musica elettronica italiana di solito fa cagare (gli Eiffel 65, si, simpatici, ma vaffanculo se pensi che quella sia musica o anche solo che sia europop fatto bene), specie se un artista che non ha mai cagato il genere si mette a farla costretto ad usare il vocoder. La dubstep fatta dagli italiani di solito fa cagare. I rapper che rivendicano di fare una cosa “nuova” se mischiano hip hop e dubstep (definita “techno” impropriamente) di solito fanno cagare. Big Fish ha fatto anche basi di merda, Morgan ha fatto anche canzoni di merda, ma in questa canzone insieme non si capisce bene cosa siano riusciti a fare. Testo impalpabilmente mediocre, ma che tenta di comunicare qualcosa, riuscendoci recapitando messaggio non ben contestualizzabili attorno al personaggio che ha scritto le medesime cose. “Dentro di me il peccato non c’è”, dice Morgan, e tant’è. Il tentativo di aggiornamento di un artista come Morgan, di ispirazione classica o perlomeno “vecchia”, risulta piacevole, per nulla scontato, anche per l’effetto “l’elettronica ormai la fanno tutti, ma Morgan, con questa elettronica, che cazzo c’entra?”. La sua voce effettata, si era già sentita, dunque non stona troppo. Il testo è carino, va analizzato a dovere, diventa un suo viaggio interiore o una dimostrazione di voler lottare contro l’inazione (“io faccio”, nel senso che “io produco”, “io che sono artista creo”, o forse “mi faccio”, o forse “io esisto”, in ogni caso è presente, vivo e condivide pensieri, cosa che Marco Mengoni, pur essendo stato un suo pupillo, inizialmente, con i suoi testi NON SAPEVA e NON SA, se esiste ancora, fare).

Questo brano è, in definitiva, una pugnalata alle spalle, musicalmente. Ti fa capire come le mode abbiano sempre un ruolo determinante nella svolta di ogni artista, che voglia esso salire alle stelle, riconfermarsi una star, o semplicemente risorgere dalle sue ceneri. L’elettronica è la moda di questi tempi e Tensione Evolutiva di Jovanotti è talmente tanto passata in radio che ne abbiamo due coglioni così, tanto da dire “Morgan e Big Fish, il pezzo è bello, non sarà un capolavoro, ma se sentissimo solo questo in radio varrebbe ancora la pena avere un autoradio senza penna USB”.
Passabile tentativo di rinnovamento.

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