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Recensione a cura di RENATO RANCAN
ETICHETTA: Go Down Records
GENERE: Rock

TRACKLIST:
1. Tannannanna
2. Feelings
3. Last Pain
4. Re-
5. Too Loud (Eng Version)
6. Piove
7. Nuova Funky
8. Another Day
9. Real Love
10. Real Love (Coda)
11. Too Loud (Ita Version)

Un bel singolo mi ha invogliato a recensire il primo album degli Autumn’s Rain, un giovane terzetto veneziano già attivo dal 2003 e con ben 110 concerti nel Triveneto alle spalle, giovani ma cazzuti. Il singolo in questione è “Too Loud”, una piacevole commistione di “Mother Puncher” dei Mastodon e di “Knights Of Cydonia” dei Muse, che, seppur sfiorando il plagio di entrambe, regala gran belle sensazioni. Con le migliori aspettative quindi, faccio partire l’album, ma già dalla prima traccia qualcosa non va: “Tannannanna” è uno standard tardo grunge interrotto da sprazzi funky alla Red Hot Chili Peppers, un esperimento che non funziona. Ritento con il secondo brano, “Feelings”, che invece si presenta delizioso, i migliori Dinosaur Jr. ci accolgono caldi e rumorosi, il livello del resto della canzone si assesta sulle prime cose dei Verdena, la voce un po’ finta e impostata, ma le chitarre sono gustose e si riaccende la fiducia in un bell’album.

Nella loro biografia gli Autumn’s Rain rifiutano di definire il loro genere ma le influenze son fin troppo evidenti ed a mancare è proprio la personalità e forse il buon gusto, i ragazzi sanno suonare bene ma mescolare i Dinosaur Jr. con i Green Day, come avviene in “Last Pain”, è un sacrilegio, e neanche imitare i finali psichedelici del Suicidio dei Samurai dei Verdena salva la canzone.

Ed ecco “Too Loud”, il singolo che mi aveva attirato, al confronto con le prime canzoni dell’album sembra di avere a che fare con un altro gruppo, voce finalmente incisiva alla John Garcia e sezione ritmica potente, sarà che hanno mescolato due delle migliori canzoni rock degli ultimi anni ma funzionano alla grande, questo amareggia ancor di più, anche se già il finale forzato della canzone in questione avrebbe dovuto farmi sentire puzza di bruciato. Nel prosieguo dell’album si ritorna sfortunatamente ad un livello mediocre, torna il funky e compaiono i Pearl Jam e i Soundgarden ma mancano le belle canzoni che si fanno apprezzare solo a momenti, le cose vanno anche peggio quando tentano di cantare in italiano come in “Piove”, brano comunque dalle ottime potenzialità inespresse.

Cosa si può dire di un lavoro del genere? Dipende dai punti di vista, se lo si considera di per sé non si può che rimanere delusi, le idee son poche e stantie, ma se si guarda al futuro le cose cambiano, gli Autumn’s Rain sanno suonare, e hanno dimostrato di saper scrivere almeno un ottimo pezzo, probabilmente c’è solo bisogno di tempo per crescere. Rimandati alla prossima, allora.

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