Questa recensione sarà inserita su Music Opinion Network
ETICHETTA: SFR
GENERE: Pop rock, post-grunge
TRACKLIST
01. No life
02. The scent of lights
03. The quiet riot
04. Essential
05. Instant’s mind
06. Surrenders to rise
07. Brand new song
08. shine on
09. Everything
10. Mayf
11. Edges
12. Us
13. Waterlily
Gli Ordem sono una di quelle band, non ancora salite agli onori delle cronache, che si pensa lo faranno presto. E’ palpabile questo sentore, vista anche la qualità di un’uscita come The Quiet Riot, prodotto non così bello in quanto a innovazione, ma azzeccato con buona parte degli altri metri di valutazione. Pop, rock, hard rock, quiescenze malcelate di ribellione punk, brit-pop (nei testi), melodie radiofoniche a tonnellate. Nel marasma di tutti questi linguaggi, che in questo progetto convivono in una fusione del tutto omogenea, non si nota certo un livello di scrittura sopra la media, anche se “appiattimento” non è il termine giusto per descrivere tutto questo. Le ritmiche, così come le linee melodiche, ricordano molte band dei contesti sopra citati, da John Hiatt ai Little Village, passando per Counting Crows, Dave Matthews Band e Better than Ezra, con accenni di più acerba e amara malinconia che ricordano i Manic Street Preachers più rockettari e i Gin Blossoms di quando si osava anche nel melenso. “No Life” è un brano dolce, perfetto per far risaltare la grandezza vocale di Scalese, vero frontman e trascinatore degli Ordem, riuscendo a sollevare anche alcuni momenti di bassezza compositiva (mai eccessivamente deprecabile, sia chiaro) e ripristinare verso buoni standard qualitativi tutti i momenti in cui compare il suo inglese stentato ma congeniale a tutte le tredici canzoni, in particolare alla bellissima “Instant’s Mind”.
Il debutto degli astigiani è senz’altro interessante. Lontano dalla logica provocatoria dell’estetica punk o glam cui comunque attingono in minima ma percettibile parte, più vicino agli anni novanta più pop, diventa il compendio perfetto di una cultura che dal post-grunge all’indie pop abbraccia quella che è la cultura musicale del 70% dell’ascoltatore impegnato italiano degli ultimi anni, o perlomeno di chi condivide l’età anagrafica degli Ordem (anche se non tutti considerano ancora validi Tonic, Collective Soul, Dishwalla e Vertical Horizon). Per questo, ma anche perché la band ne capisce di tutto ciò, The Quiet Riot è un valido palliativo all’assenza di qualità nel pop italiano moderno.
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